
Nell'epicentro della nostra patria, si perpetua una pratica nefanda, un inganno che segna a fuoco l'essenza stessa della nostra comunità. È un insidioso gioco di potere che si insinua ovunque, come un veleno subdolo che corrode le fondamenta stesse della nostra civiltà. Qui, nella nostra Italia, dove il Dividi et Impera non è una semplice tattica, ma un modus operandi che permea ogni aspetto della nostra esistenza.
Nel teatro del lavoro, assistiamo impotenti alla brutalità con cui vengono classificate le anime in cerca di sostentamento. Giovani e maturi, vissuti e vecchi, frammentati e separati da confini invisibili ma devastanti. È come se il tempo, anziché arricchire l'individuo con saggezza e esperienza, si trasformasse in un boia spietato che decreta la fine della dignità e della considerazione sociale.
Ecco, oggi, il triste spettacolo che si consuma sotto i nostri occhi: sei considerato degno ancora solo se la tua età non sfiora i 59 anni. Oltre questa soglia fatidica, sei marchiato come un oggetto di scarto, un rifiuto della società che non ha più nulla da offrire. È la legge che condanna, che relega alla marginalità chi ha superato il traguardo dei sessant'anni, come se l'età potesse cancellare il valore intrinseco di un individuo.
Mi sorge spontanea una domanda, un interrogativo che squarcia il velo dell'ipocrisia: è lecito, è conforme ai dettami della nostra Costituzione discriminare i nostri concittadini in base alla loro età? È giusto etichettare chi ha attraversato più stagioni della vita come incapace, come inutile? No, è un oltraggio alla dignità umana, è una ferita aperta sull'anima di una nazione che si proclama civile e progressista.
È giunto il momento di alzare la voce, di opporci con fermezza a questa ingiustizia dilagante. Non possiamo più restare silenti di fronte alla divisione che avvelena le nostre relazioni, che frantuma i nostri legami sociali. Dobbiamo riaffermare il principio sacrosanto dell'uguaglianza, combattere per un'Italia dove l'età non sia un marchio infamante, ma una ricchezza da valorizzare.
È il nostro dovere, è la nostra responsabilità, difendere la dignità di ogni individuo, indipendentemente dall'età che porta sulle spalle. Solo così potremo liberarci dalle catene dell'ingiustizia, solo così potremo costruire un'Italia più giusta e solidale per tutti i suoi figli.
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