
Nella tessitura sottile delle nostre giornate, abbiamo assistito a un fenomeno tanto subdolo quanto onnipresente: il lavaggio del cervello. Un'operazione che, sebbene rivestita delle vesti più garbate della cortesia, cela sotto il suo manto di civiltà l'atroce strumento della ripetizione. Cento, mille volte ripetere la stessa cantilena, e l'animo umano si piega, si placa, si consegna alla persuasione, alla convinzione, persino all'entusiasmo.
E così, nel rincorrere il tempo impetuoso degli ultimi quattro anni, ci siamo trovati a scoprire quanto sia agevole trascinare le menti nel turbine delle idee, anche le più disparate e talvolta contraddittorie. La nonnina, figura delicata eppure potente, si è dimostrata maestra nell'arte del lavaggio cerebrale. Con pazienza e astuzia, ha tessuto le maglie sottili della suggestione attorno alle sue nipotine, incanalando il loro desiderio di identità in direzioni predefinite. E così, con la stessa naturalezza con cui si dispensano consigli su come prendersi cura di sé stessi, ha sussurrato loro la sentenza finale: i bloccanti ormonali, sì; i tatuaggi, no. Perché il cambiamento può essere temporaneo, ma alcune scelte, come i tatuaggi, sono permanenti, e la nonnina sa bene che, nel gioco sottile del controllo, ogni dettaglio conta.
E così, senza clamore, senza fanfare, il lavaggio del cervello ha compiuto la sua opera. E le nipotine, come pecorelle smarrite nel buio della notte, seguono il loro gregge, inconsapevoli della trappola in cui sono cadute, ma incapaci di ribellarsi. La ripetizione ha operato il suo incantesimo, e il gioco è fatto. Ma c'è ancora una speranza: nell'ombra, nell'oscurità della mente, una fiamma vacilla, pronta a incendiare il cielo con la sua luce. Bisogna solo nutrirla, proteggerla, farla crescere. E allora, forse, un giorno, le nipotine troveranno la forza di strappare le catene del lavaggio del cervello e di danzare libere nella luce del sole, consapevoli della propria identità, senza bisogno di nessuno che dia loro ordini su cosa sia giusto o sbagliato, permanente o temporaneo.
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